Il Pellegrinaggio
(Joseph Ratzinger)
http://www.confraternitadisanjacopo.it/Francigena/esperienza/vademecum.pdf
Il
pellegrinaggio
Il
pellegrinaggio è uno dei gesti più antichi del genere
umano, per quanto ci è dato di
ripercorrere
con lo sguardo la sua storia. Sempre di nuovo l’uomo
si rimette in cammino, per
uscire
dall’abitudine della vita quotidiana, per prendere
le distanze dalle solite cose, per
diventare
libero. Questo impulso continua ancora a farsi sentire
in quel fratello profano e più
tardo
del pellegrinaggio che è il turismo. Esso continua
a muovere gli uomini: fiumane di turisti
e
di girovaghi si riversano incessantemente per le
vie del nostro continente: l’uomo ha il
presentimento
di non essere del tutto a casa.
Ma
il pellegrinaggio deve essere qualcosa di più che
puro e semplice turismo. Vorrei dire: esso
deve
realizzare ciò cui mira anche il turismo, in una
forma migliore, più fondamentale e più
pura.
Per questo gli sono essenziali per un verso una
maggiore semplicità, per l’altro una più
grande
tenacia.
Del
pellegrinaggio è propria quella semplicità che accetta
la nostra condizione di pellegrini. Se
infatti
vogliamo godere dappertutto del medesimo standard
di consumi e del medesimo stile di
vita,
possiamo girare il mondo quanto vogliamo: resteremo
sempre chiusi in casa nostra.
Potremo
sperimentare davvero qualcosa “d’altro” soltanto
quando saremo diventati diversi e
vivremo
in un altro modo: se, nella semplicità della fede,
torneremo a essere intimamente
pellegrini,
uomini in camino.
Qui
entra in gioco l’intima e profonda tenacia della
fede. Il pellegrinaggio non si interessa delle
bellezze
naturali o di particolari esperienze vissute, che
poi, a dire il vero, non ci fanno affatto
uscire
da noi per entrare in una reale novità. L’obbiettivo
del pellegrinaggio non è in ultima
istanza
il godersi lo spettacolo della bellezza, bensì rompere
il proprio guscio e mettersi in
relazione
con il Dio vivente. Noi cerchiamo di conseguirlo
visitando i luoghi della storia della
salvezza.
Le loro vie, quelle interori, che passano per i
cuori, e quelle fisiche, variamente
lastricate
e agevoli, non sono tracciate in direzioni arbitrarie
o senza costrutto. Noi
girovaghiamo,
per dir così, nella geografia della storia di Dio:
là dove egli stesso ha posto i suoi
cartelli
indicatori. E siamo in cammino alla volta di un
luogo che ci è già stato segnalato, non
verso
una località che cerchiamo da noi.
Entrando
nella storia di Dio e prestando attenzione ai segnali
che la Chiesa – per la potenza
della
sua fede – ha predisposto, noi andiamo anche gli
uni verso gli altri. Divenendo pellegrini,
abbiamo
la possibilità di godere ancor meglio di ciò che
il turismo cerca: il diverso, il distacco
dalle
cose, la libertà , un incontro più profondo con
la realtà e con le persone.
Vorrei
perciò raccomandare di cuore che abbiamo a vivere
il pellegrinaggio proprio come
pellegrinaggio,
e di non lasciare che esso si riduca a una gita
o a un viaggio di piacere. Che esso
non
sia un puro e semplice partire, quanto piuttosto
un entrare nella storia che Dio ha tracciato
con
l’uomo: immedesimandoci con i “segnali” della salvezza
che egli ha collocato per noi lungo
la
via, e con quella semplicità che è uno dei tratti
essenziali della fede. Solo allora questo
pellegrinaggio
diventerà un’esperienza vissuta grande e durevole.
JOSEPH
RATZINGER
Omelie
romane 24 maggio 1983
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