Spilimbergo
Italie
/ région autonome du Frioul-Vénétie Julienne
/ province de Pordenone
Duomo
di Santa Maria Maggiore : affresco
https://www.amicidisantiago.it/pellegrini/Diari2007/Mario-Concina_Leggenda-Spilimbergo.pdf

UNA
LEGGENDA EUROPEA RADICATA ANCHE A SPILIMBERGO
Una
storia antica miracolosa, che ha eco affascinante in
un affresco anche se un po’ sbiadito nel nostro splendido
Duomo di Santa Maria Maggiore.
Un
giovane tedesco assieme ai genitori, in cammino verso
la tomba dell’apostolo Giacomo a Santiago, una volta
raggiunta Santo Domingo de la Calzada, nella Regione
della Rioja in Spagna, tra le città di Pamplona e Burgos,
prima della sconfinata Meseta Castigliana, aveva rifiutato
con determinazione, le ammaglianti profferte amorose
di una giovinetta a servizio presso la locanda dove
l’intera famiglia peregrinante alloggiava per la notte.
La ragazza sentendosi oltremodo offesa, e
risolutamente
decisa di vendicare il rifiuto inatteso, di nascosto
durante la notte pose una coppa d’argento nella bisaccia
del ragazzo, ad insaputa di questi.
L’indomani
mattina, la partenza dei tre pellegrini fu presto impedita
da un fortissimo grido: “ Al Ladro, al ladro”. A gridare
l’accusa, era stata proprio lei, la giovane locandiera.
Lamentava così a squarciagola, indicando i malcapitati,
i responsabili del furto della preziosa coppa. La tremenda
insinuazione non fu gradita dal capo comitiva: “Siamo
pellegrini, non certo ladri!”. L’altra seguitava “ Al
ladro, al ladro”. Crebbe la confusione a tal punto che
arrivarono gli armati dell’ Alcalde. Sulla scorta dell’accusa
infamante, le guardie subito rovistarono nei bagagli
degli sbigottiti ed ignari pellegrini, alla cerca del
corpo del reato. Trovata ben presto la coppa proprio
nel sacco del ragazzo, fu disposto senza esitazione
alcuna, l’immediato arresto del poveretto e la condanna
per impiccagione, subito eseguita nonostante le suppliche
degli imploranti addoloratissimi genitori.
Le
insistenti preghiere e suppliche rimaste inascoltate
dai presenti, giunsero invece alle orecchie più sante
ed attente di San Domenico, l’eremita che in vita aveva
fatto costruire nei pressi il ponte sulle acque insidiose
del fiume Oja, uno dei punti pericolosi dell’intero
tragitto, per il passaggio dei pellegrini, riparare
la strada (calzada) fra i borghi di Najera e Redicilla
del Camino, e innalzare un ospizio e la stessa cattedrale
che conserva tuttora i suoi resti.
Grazie
al suo pronto miracoloso intervento il giovane, pur
col cappio al collo, fu risparmiato dalla morte restando
il suo corpo prodigiosamente sollevato dalla mano più
che generosa del Santo, protettore anche della città.
I genitori stupiti e rincuorati del miracolo, corsi
subito dall’ Alcalde per implorare la restituzione del
giovane miracolato, rimasto prodigiosamente in vita,
si videro invece da questi derisi adducendo beffardamente
che il giovane era vivo come il gallo e la gallina arrostiti
che si apprestava a mangiare. Or ecco che, in quel preciso
istante, i due volatili, rimesse le piume cominciarono
a cantare, saltellare spiccando poi il volo dalla tavola
bel che imbandita. Il giovane fu tosto liberato e la
famiglia poté proseguire l’agognato Cammino.
Da
quel giorno all’interno della cattedrale di Santo Domingo
della Calzada, dentro una preziosa e decoratissima dorata
gabbia gotica (gallinero), definita indovinatamente
il pollaio più bello del mondo, posta sul muro della
navata, sono ospitati due galli bianchi vivi che spesso
cantano tra la curiosità dei pellegrini che qui sostano
in preghiera cogli occhi attenti rivolti alla gabbia
e le orecchie tese.
Alcuni
credono che siano gli stessi galletti di quel tempo,
il che naturalmente è vero!
Questa
leggenda del XIV secolo, diffusa da Jacopo di Varagine,
divenne un vero simbolo del Cammino di Santiago e fu
via via rappresentata in tantissimi luoghi lungo gli
itinerari europei per Santiago.
*
* *
Anche
a Spilimbergo, nel nostro splendido Duomo di Santa Maria,
questa leggenda conosciutissima fu impressa in un pregevole
ammirato affresco che in verità meriterebbe un po’ di
restauro a sutura delle martellate inferte durante le
secolari pestilenze per la miglior tenuta della calce
disinfestante. Nonostante i secoli trascorsi vi si notano
chiaramente l’impiccato miracolato innanzi agli stupefatti
genitori, riconoscibilissimi dalla conchiglia del pellegrino,
mentre il pasto dell’ Alcalde coi galli che scappano,
purtroppo fu sacrificato per lasciar posto all’apertura
di un passaggio tra la Cappella del Santissimo e il
Presbiterio.
Ebbene
questa antica reliquia testimonia come il nostro borgo
fosse non solo luogo di partenza ma anche stazione di
sosta pei numerosi pellegrini che nel medioevo e rinascimento
si recavano alle grandi mete di pellegrinaggio. Santiago,
Gerusalemme e Roma. Qui potevano anche fruire dell’ospitalità
concessa nell’eremo di San Giovanni o nell’ospizio della
Confraternita dei Battuti, forse anche da quella ipotetica
dei Mercedari della nostra Santa Sabida (L’Ancona) a
guardia del guado, primo incontro benedicente e rincuorante
in loco. Quando assieme ad Angelo, lungo il nostro cammino,
una volta giunti a Santo Domingo de la Calzada, entrammo
in Cattedrale, subito ci venne conferma della tradizione
perpetuata. Inaspettatamente,
anche
il gallo cantò, e ben quindici volte e fu di buon auspicio
per noi perché, è noto fra i pellegrini che chi sente
il gallo cantare almeno una volta ha la certezza di
portare a compimento il camino intrapreso e rientrare
sano e salvo tra i propri cari.
Il
gruppetto di pellegrini che ci aveva preceduto il giorno
prima, non aveva però avuta altrettanta fortuna coi
galli; ce lo confidarono con un pizzico di invidia e
di disappunto ad un ostello successivo, non senza qualche
titubanza!
L’affresco
del Duomo che ogni domenica ho occasione di ammirare,
ora con un pizzico di nostalgia, mi ha sempre affascinato;
forse è stata la molla a farmi intraprendere coraggiosamente
questo lungo cammino fino a Finisterre. Ebbene dopo
il rientro a Spilimbergo, con la curiosità di avere
sempre più indicazioni e testimonianze jacobee in Friuli,
ma non solo, da una ricerca che ho solo intrapreso da
qualche tempo, alcuni mesi dopo il nostro pellegrinaggio
a Santiago della scorsa estate, ho scoperto e individuato
molti segni di devozione a San Giacomo. Ciò mi induce
a proseguire nella ricerca che conto di approfondire
se non concludere durante l’inverno quando avremo anche
costituita (se ce la facciamo!) la Confraternita di
Santiago tesa a raccogliere l’adesione, i racconti,
le testimonianze e le esperienze vissute di quanti spilimberghesi
e limitrofi si sono recati fin laggiù in pellegrinaggio
(alcuni già hanno espresso con favore ed entusiasmo
l’intento, come Angelo, Bruno, Franco….)
A
Spilimbergo, in Duomo, oltre all’affresco del miracolo
dell’impiccato, c’era un altare dedicato a San Giacomo
dove frantumò parte del campanile colpito da una saetta
il 12 marzo 1545 distruggendo anche una tela che rappresentava
il Santo. In Santa Cecilia c’è chi ha individuato in
San Giacomo una delle piccole figure scolpite nell’imbotte
di un arco della porticina di settentrione.
-
San Giovanni Eremita : affresco, da poco restaurato,
raffigurante gli Apostoli tra cui San Giacomo Maggiore.
-
Arzenutto : chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo con
affreschi dei suddetti e il miracolo dell’impiccato
e dei galletti.
-
Azzano Decimo : chiesa (in antico anche ospizio per
pellegrini)
-
Bagnara : scene dei miracoli di San Giacomo
-
Basedo : affresco
-
Chions : chiesa
-
Clauzetto : chiesa
-
Concordia : reliquiario
-
Cordenons : chiesa, statua, stendardo e confraternita
-
Dardago : un altare (nella vecchia chiesa)
-
Lorenzaga : chiesa
-
Maniago : chiesa
-
Morsano al Tagliamento : affresco
-
Pielungo : chiesa
-
Polcenigo : chiesa
-
Pordenone : chiesa, reliquiario
-
Portogruaro : affresco
-
Prata : chiesa
-
Praturlone : chiesa
-
Pravisdomini : affresco
-
Salvarolo : chiesa
-
San Stino : chiesa
-
Savorgnano : chiesa
-
Sedrano : chiesa, stendardo
-
Teglio Veneto : altare maggiore della chiesa vecchia
-
Tramonti di Sopra: chiesetta di Palcoda e una delle
statue che ornavano l’altare della chiesetta di Palcoda.
-
Varmo : affresco
Riferimenti
a titolarità di chiese nell’ Arcidiocesi di Udine:
-
Udine
-
Beivars
-
Pasian di Prato
-
Billerio
-
Cergneu
-
Coseano
-
S.Giacomo di Ragogna
-
Ariis
-
Campolonghetto
-
Galiano
-
Vico di Forni di Sopra
-
Priuso di Socchieve
-
Avacco di Vendoglio
-
Biauzzo
-
Porzus
-
Fagagna
-
Gemona
-
Osopppo
-
Venzone
-
Lestizza
-
Camino di Buttrio
-
Noax di Corno
-
Villanova di San Daniele
-
Biacis d’Antro
-
Esemon di Sopra
Per
concludere aggiungo anche per curiosità, senza rigore
scientifico, altri riferimenti possibili locali su San
Giacomo come per esempio i Cognomi: Giacomello, Jacumin,
Jacumina, di Giacomo, Jacuzzi anche questi sono di certo
testimonianze di una
devozione
e trasmissione orale di un’esperienza riferita al nome
del Santo nella continuità del vivere quotidiano.
Qualcuno
aggiunge addirittura anche la cantata popolare : Me
compare Giacometo… el gaveva un bel… galeto! Ma forse
è un po’ esagerato.….
Fonti:
Degani, Tonchia, Biasutti, Metz, Settimanale Il Popolo,
Annuario Diocesano Concordia Pordenone.
Mario
Concina
-----------------------------------
retour
à Q.Culture
Histoire
Le pendu dépendu
1 
Le pendu
dépendu 2 
Le
pendu dépendu 3 : études locales
Le pendu dépendu 4 :
études générales

delhommeb
at wanadoo.fr - 01/04/2020
|