San
Giacomo il Maggiore, apostolo e martire di Cristo
Don
Sandro Lusini, parroco di Porto S.Stefano (GR)
http://santiago.pellegrinando.it/sandro/sandro2.htm
I
primi dati biografici sull'Apostolo Giacomo, detto
il Maggiore per distinguerlo dall'apostolo omonimo
Giacomo di Alfeo, provengono fondamentalmente dai
Vangeli. Sappiamo che era figlio di Zebedeo, pescatore
in Betsaida, e di Salomé, nonché fratello di Giovanni
l'Evangelista. Si suole pensare che la famiglia
di Zebedeo fosse imparentata con la famiglia di
Gesù, a giudicare dalla familiarità con cui Salomé
chiedeva a Gesù incarichi privilegiati per i suoi
due figli. Circa il luogo di nascita, sono molti
gli autori che lo collocano nella località di Jaffa,
vicino a Nazareth, sulle rive del lago Genesareth.
Il suo mestiere era la pesca, attività a cui partecipavano
anche gli altri due fratelli Simone (Pietro) e Andrea.
Dai pescatori di Galilea Gesù elesse i suoi primi
quattro discepoli: Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni.
San
Luca racconta (Lc 9,51) che andando verso Gerusalemme,
mentre passava per un villaggio della Samaria, gli
abitanti non vollero dar loro riparo e Giacomo con
suo fratello desiderarono "che venisse fuoco
dal cielo e che li consumasse". In un'altra
occasione chiesero a Gesù di essere i primi, al
di sopra di Pietro (Mt 20,23). Tutto ciò pare indicare
in loro un temperamento ed un carattere forte e
deciso. Per questo Gesù dette loro il nome di "Boanerghes",
cioè figli del tuono (Mc 3, 17) nome che ne rispecchia
l'indole ardente, schietta ed aperta. La sua veemenza
e perseveranza nella predicazione sono testimoniate
nel Codice Calixtino (XII secolo), libro fondamentale
della tradizione giacobea, che lo qualifica come
"santo di mirabile forza, benedetto nel suo
modo di vivere, stupefacente per le sue virtù, di
grande ingegno, di brillante eloquenza". Negli
avvenimenti chiave viene scelto come testimone speciale.
È uno degli eletti che assiste nel Tabor alla Trasfigurazione;
accompagna Cristo nell'orto di Getsemani; è testimone
della resurrezione della figlia di Jairo. Queste
circostanze indicano senza dubbio l'affetto che
nutriva Cristo per questo Apostolo. Dopo la crocifissione
di Cristo, Giacomo il Maggiore, totalmente identificato
con la dottrina del suo maestro, si convertì nel
principale predicatore nella comunità di Gerusalemme,
riscuotendo grande ammirazione per il fervore e
la sincerità delle sue parole.
Si
pensa che l'Apostolo abbia realizzato il viaggio
dalla Palestina alla Spagna in una delle tante navi
commerciali che veleggiavano lungo tutto il Mediterraneo,
sbarcando nelle coste dell'Andalusia, terra in cui
cominciò la sua predicazione. Proseguì la sua missione
evangelizzatrice a Coimbra e a Braga, passando,
secondo la tradizione, attraverso Iria Flavia nel
“Finis Terrae” ispanico, dove proseguì la predicazione.
Nel “Breviario degli Apostoli” (fine del VI secolo)
viene attribuita per la prima volta a Giacomo l'evangelizzazione
della "Hispania" e delle regioni occidentali,
si sottolinea il suo ruolo di strumento straordinario
per la diffusione della tradizione apostolica, così
come si parla della sua sepoltura in Arca Marmárica.
Successivamente, già nella seconda metà del VII
secolo, un erudito monaco inglese chiamato Beda
il Venerabile, cita di nuovo questo avvenimento
nella sua opera, ed indica con sorprendente esattezza
il luogo della Galizia dove si troverebbe il corpo
dell'Apostolo.
La
tradizione popolare indica la presenza del corpo
di Giacomo nelle cime prossime alla valle di Padrón,
ove esisteva il culto delle acque. Ambrosio de Morales
nel XVI secolo, nella sua opera il Viaggio Santo
dice: "Salendo sulla montagna, a metà del fianco,
c'è una chiesa dove dicono che l'Apostolo pregasse
e dicesse messa, e sotto l'altare maggiore si protende
sin fuori della chiesa una sorgente ricca d'acqua,
la più fredda e delicata che abbia provato in Galizia".
Questo luogo esiste attualmente ed ha ricevuto il
nome affettuoso di "O Santiaguiño do Monte".
Uno degli autori dei sermoni raccolti nel Codice
Calixtino, riferendosi alla predicazione di San
Giacomo in Galizia, dice che "colui che vanno
a venerare le genti, Giacomo, figlio di Zebedeo,
la terra della Galizia invia al cielo stellato".
Il ritorno in Terra Santa, si svolse lungo la via
romana di Lugo, attraverso la penisola, passando
per Astorga e Zaragoza, ove, sconfortato, Giacomo
riceve la consolazione ed il conforto della Vergine,
che gli appare (secondo la tradizione il 2 gennaio
del 40) sulle rive del fiume Ebro, in cima ad una
colonna (pilar) romana di quarzo, e gli chiede di
costruire una chiesa in quel luogo. Questo avvenimento
servì per spiegare la fondazione della Chiesa di
Nuestra Señora del Pilar a Zaragoza, oggi basilica
ed importante santuario mariano del cattolicesimo
spagnolo. Da questa terra, attraverso l'Ebro, Giacomo
probabilmente si diresse a Valencia, per imbarcarsi
poi in un porto della provincia di Murcia o in Andalusia
e far ritorno in Palestina tra il 42 ed il 44 d.C..
Oramai
in Palestina, Giacomo, assieme al gruppo dei "Dodici",
entra a far parte delle colonne portanti della Chiesa
di Gerusalemme, ricoprendo un ruolo di grande importanza
all'interno della comunità cristiana della Città
santa. In un clima di grande inquietudine religiosa,
dove di giorno in giorno aumentava il desiderio
di sradicare l'incipiente cristianesimo, sappiamo
che fu proibito agli apostoli di predicare. Giacomo
tuttavia, disprezzando tale divieto, annunciava
il suo messaggio evangelizzatore a tutto il popolo,
entrando nelle sinagoghe e discutendo la parola
dei profeti. La sua gran capacità comunicativa,
la sua dialettica e la sua attraente personalità,
fecero di lui uno degli apostoli più seguiti nella
sua missione evangelizzatrice. Erode Agrippa I,
re della Giudea, per placare le proteste delle autorità
religiose, per compiacere i giudei ed assestare
un duro colpo alla comunità cristiana, lo sceglie
in quanto figura assai rappresentativa e lo condanna
a morte per decapitazione. In questo modo diventa
il primo martire del collegio apostolico. Questa
del martirio di Giacomo il Maggiore è l'ultima notizia
tratta dal Nuovo Testamento. Secondo la tradizione,
lo scriba Josias, incaricato di condurre Giacomo
al supplizio, è testimone del miracolo della guarigione
di un paralitico che invoca il santo. Josias, turbato
e pentito, si converte al cristianesimo e supplica
il perdono dell'Apostolo: questi chiede come ultima
grazia un recipiente pieno d'acqua e lo battezza.
Ambedue verranno decapitati nell'anno 44. Dice la
leggenda che due dei discepoli di Giacomo, Attanasio
e Teodoro, raccolsero il suo corpo e la testa e
li trasportarono in nave da Gerusalemme fino in
Galizia. Dopo sette giorni di navigazione giunsero
sulle coste della Galizia, ad Iria Flavia, vicino
l'attuale paese di nome Padrón.
Una
volta approdati, i discepoli incontrarono seri problemi
per seppellire il corpo del loro maestro, a causa
della regina Lupa, ma soprattutto del re Duyo, nemico
dichiarato del cristianesimo. Dopo una serie di
fatti miracolosi, la regina Lupa si convertì al
cristianesimo e l'Apostolo fu sepolto nel luogo
che successivamente vedrà la nascita della città
di Santiago.
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